Il Gutturnio, punto di incontro tra due culture
Molti esperti gastronomi sostengono che le 4 principali cucine del mondo (la francese, l’italiana, la cinese e la giapponese) possano essere suddivise piuttosto chiaramente in due gruppi. Da una parte le cucine a matrice nazionale, quelle cioè in cui esiste un evidente filo conduttore fra i piatti delle varie regioni e zone, e dall’altra quelle a matrice regionale, quelle cucine cioè che sono la risultante di un insieme di cucine regionali a loro volta non sovrapponibili, né omologabili, né riconducibili a un minimo comun denominatore. Al primo gruppo apparterrebbero Francia e Giappone, ed al secondo Cina e Italia. Già , l’Italia, come un insieme di cucine regionali di ispirazione e contenuti spesso discordanti. Ed il discorso vale anche per il vino. Si sa: da noi e dai nostri cugini francesi è più corretto parlare di enogastronomia, cioè di un insieme costituito di piatti e vini, piuttosto che solo di gastronomia. In entrambi i casi, una varietà inesauribile dunque di declinazioni di sapore, sia nei cibi che nei vini, spesso contrastanti. Come nei Colli Piacentini, patria del Gutturnio. Ovvero il vino della armonizzazione dei contrasti per antonomasia.
Ad ovest c’è il Piemonte, la terra dell’austerità , dei grandi rossi tannici e a lenta maturazione. Un tripudio di chiaroscuri che fanno la felicità dei più intransigenti appassionati.
Appena a sud-est il cuore dell’Emilia, dove ci si imbatte invece nella fragranza, la facilità di approccio, il totale (e nobile) asservimento alla causa dell’abbinamento gastronomico. Il vino come strumento di esaltazione del piatto. Basti pensare al Lambrusco.
In mezzo a questi due fuochi, i Colli Piacentini. Dei quali il Gutturnio costituisce l’emblema, il simbolo, il figliol prodigo. Non solo splendido vino dalle molteplici sfaccettature, ma molto, molto di più. Il punto di incontro tra due culture enogastronomiche, la piemontese e l’emiliana, di dimensioni esorbitanti, che in quanto al vino la vedono però in maniera diametralmente opposta.
(Anche) per questo il Gutturnio è così: austero ma giovanile, complesso - e potenzialmente longevo - ma anche aperto, allegro e immediato. E di grande versatilità a tavola. Due anime in una. Il punto di incontro tra due culture.
Bibliografia:
AA.VV., L’arte del bere giusto, Bibenda, 2004.
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