Muschiato, Moscati
Moscato d’Asti, Moscadello di Montalcino, Moscatel, Moscato di Pantelleria, Moscato rosa, Moscato di Scanzo. Quasi tutti bianchi (con diverse eccezioni), quasi tutti dolci. Ma non solo.
Più che un insieme, una vera e propria famiglia di vini e di vitigni. E una delle più importanti, per di più.
In comune, oltre al nome, una aromaticità squisita quanto inconfondibile. Una tonalità olfattiva che ricorda il muschio, e che convinse i Romani a chiamare queste uve “muschiate†(da muscum, muschio appunto, che i francesi definiscono musquè).
Ma quanti Moscati ci sono in giro per il Pianeta Vino? Di certo non pochi: in Francia svettano il Muscat de Beaumes-de-Venise, nel Rodano meridionale, uno dei rari vini che si adattano bene ad accompagnare la frutta, ed il Muscat de Rivesaltes del Roussillon, che somiglia di più ai nostri Moscati del Meridione.
La Grecia da parte sua risponde con il Moscato di Patrasso, un vino che purtroppo raramente si discosta dalla normale fisionomia di un vino per turisti e senza troppe pretese, e soprattutto con l’eccezionale Moscato di Samos, un nettare di grasso, sciropposità e complessità stupefacenti.
E l’Italia? Il nostro stivale è imbevuto di Moscato, da Pantelleria su su fino all’Astigiano e alle colline bergamasche, dove il Moscato di Scanzo svetta per la sua fisionomia rossista. Ed al variare delle latitudini varia anche la fisionomia dei vini che se ne ottengono: in Sicilia e nelle isole minori, un vino passito sui toni della confettura (bergamotto, arance) e delle spezie orientali (zenzero); al Nord, un fresco, elegantissimo bianco, quasi sempre dolce (e sovente spumante, soprattutto in Piemonte) sui toni della pesca bianca e dei fiori di glicine. Da abbinare, rispettivamente (volendo rompere un poco gli schemi, e vi garantiamo che siamo sobri), a un ricco risotto allo zafferano e ad una robiola di Roccaverano. In comune a tutti, una vera e propria miriade di profumi, ed una acidità mai evidente, a servizio di una piacevolezza rara. Tanto da essere, e di gran lunga, il più amato dei vini all’interno della comunità più ostica: quella dei (quasi) astemi.
Bibliografia:
Brook, Stephen, Radford, John, Vini dolci e vini da meditazione, Rosenberg & Sellier, 2000;
Stevenson, Tom, Vini del Mondo. Grande Enciclopedia illustrata, De Agostini, 2006.
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